La Zes Cultura dove la metto

19 Settembre 2024

Usare o non usare determinati spazi?
L’area industriale in contrada La Martella ha purtroppo perso una quota importante del suo dinamismo a valle della crisi vissuta dall’industria del mobile imbottito, che comunque non è affatto scomparsa. Così, la proposta dell’Associazione Adriano Olivetti, intervenuta sul tema in divenire della Zes Cultura, apre un’importante opportunità di confronto. L’Associazione immagina la Zes Cultura all’interno del perimetro dell’area gestita dal Consorzio industriale di Matera. Riflessione che sottende utili ragioni per ulteriori considerazioni.

Non è sicuramente secondaria, tra queste, la questione dei servizi immediatamente disponibili. Lotti già collegati alla rete viaria ed elettrica, ma anche idrica e del gas, della fibra e della videosorveglianza e allacciati ai servizi di smaltimento delle acque. Ma non è meno interessante l’opportunità di rilanciare un progetto di sviluppo che viene da lontano. Propensione capace di mettere insieme l’ideale olivettiano che non separava le esigenze dell’economia da quelle della cultura, coniugando le necessità dell’oggi con la preparazione sul da farsi del domani.

Il borgo La Martella è già nella sua genesi che contempla una simile traiettoria. Senza contare che con l’approvazione del nuovo Regolamento urbanistico - la questione non è secondaria - l’intera area del borgo è stata assimilata a un tessuto urbano storicizzato, indicato dagli addetti ai lavori con la sigla è “T 1”, mentre le aree contermini sono agricole. Anche l’ipotesi di realizzare un parcheggio a servizio del campo sportivo, praticamente di fronte alla chiesa di Quaroni, dovrebbe suggerire supplementi di opportune riflessioni sul da farsi.
A livello di confronto non bisognerebbe trascurare, infine, l’asse Matera - Venusio. Altro progetto urbano vocato sin dalla sua nascita alle attività produttive alle quali s’ispira non ultima la Zes, le fabbriche culturali. La suggestione decolla sia come biglietto d’ingresso alla città che come proiezione feconda centrata sulla energica vitalità del Corridoio Adriatico. Insomma, non dovrebbe essere esclusa a priori.

Superando il livello embrionale delle impressioni, bisognerebbe ovviamente aggiungere che non è cosa semplice prevedere il futuro. Per la semplice ragione che tutte le città di cui si pretende di definire il domani prossimo venturo continuano a mutare radicalmente e rapidamente da molteplici punti di vista. In ogni caso, bisognerà scegliere e il paesaggio, se è davvero un bene comune, non potrà essere perennemente stravolto in una sorta d’indeterminato territorio di riserva per assecondare le pulsioni di un’economia che insegue i consumi della società liquida.

Per Matera, tutto ciò che potrà contraddistinguerla è la consapevolezza delle sue radici, una ragionata presa di distanza dall’omologazione propria di modelli predefiniti. La sua unicità dovrebbe essere considerata il suo bene più prezioso, autentico fattore in grado di fare la differenza nella crescente competizione tra città. Il suo capitale di valori non è negoziabile, ma autentica bussola per non dare vita alla solita Babele, che da città ideale si trasforma in desolante luogo di confuse lingue.

Pasquale Doria
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