La qualità urbana è l’elemento che consente alla città di poter essere di esempio per altre comunità.
Una qualità, incentrata sul tema della bellezza, in cui entra in gioco il benessere degli abitanti, che rappresenta l’obiettivo fondamentale a cui tendere. Un governo serio e responsabile del territorio deve farsi carico di questa nuova istanza e impegnare le risorse morali e materiali, culturali e politiche e le risorse finanziarie per salvaguardare le qualità ambientali, naturali e storiche, valorizzando l’originalità e le specificità. Solo in questo modo, Matera può pensare di porsi ancora e in modo serio, all’attenzione di un circuito nazionale e internazionale, affrontando la questione della costruzione di un sistema delle qualità.
Eppure, di proposte e progetti in tutti questi anni, attraverso studi, ricerche, pubblicazioni e confronti pubblici ne sono state fatte tante, non sono mai state prese in considerazione, ma, raccolte e organizzate, costituirebbero il vero programma per la città di Matera: ricordiamo, ad esempio, il progetto che interessa l’area dell’ex Barilla/Padula, oggetto di una tesi di laurea all’Unibas (Olimpia Campitelli e Caterina Raimondi), così come “Le vie del Carro” (studenti seguiti dalla docente Ina Macaione), che prevede un intervento progettuale che va dalla sede della “Fabbrica del Carro” a tutta via Annunziatella, o le proposte contenute nel libro “MateraLucania 2017- Laboratorio Città Paesaggio” di Mariavaleria Mininni (Unibas). Proprio da queste riflessioni, maturate tra Città Plurale e Mutamenti a Mezzogiorno, prende spunto la parte introduttiva del presente programma idealmente collegato a una precedente esperienza politica denominata Città Solidale.
Bisogna quindi aggiornare gli strumenti urbanistici, in cui stabilire l’arresto del consumo di suolo, segnando con una linea rossa tutto il perimetro urbanizzato oltre il quale non è più possibile costruire (proposta di “Città Plurale”), mettendo in campo politiche di rigenerazione e riqualificazione della città e delle sue periferie, ristabilendo così l’equilibrio tra città e campagna.
Abolire la scellerata legge regionale sul Piano Casa. Il progetto (Città Plurale) “Matera Città Universitaria” renderebbe la città in grado di proporsi come attrattore con Il Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo (DICEM), riequilibrando il sistema universitario regionale, potenziando la sede materana con il Dipartimento di Scienze Umane (DiSU) e la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE). Da completare definitivamente il Campus Universitario con la realizzazione della Casa dello Studente e le relative strutture annesse, trasferendo gli uffici regionali in altra sede. Non realizzare alcuna opera nell’area tra il parco del Castello e il Campus Universitario, area sensibile dal punto di vista idrogeologico (studio UNIBAS) rispettando quanto previsto dal PRG 2007, realizzando un orto botanico gestito dalla facoltà di Agraria dell’Unibas.
Dare attuazione al Piano di Gestione Sito Unesco (Sassi); Città d’Arte: valorizzare il patrimonio storico, artistico, archeologico e culturale; Attuare un Piano urbano della Mobilità (Pum) capace di eliminare le auto dalle strade e potenziare il servizio pubblico; elaborare un Piano Commerciale che sappia equilibrare le attività, creando opportunità e attività durature.
La città deve dare di se stessa una lettura unica e, nello stesso tempo, entusiasmante per chi ci vive e per chi, come viaggiatore, la incontrerà e vorrà viverla nella sua intrinseca bellezza e nella sua particolare atmosfera, non solo in riferimento ai Sassi e la Murgia, ma in riferimento all’intera città, come unico percorso che tiene strettamente legati i Sassi, il Centro Storico, i quartieri storici e i nuovi quartieri.
Cambiare per ridare ai cittadini i propri spazi urbani
L’urbanistica degli ultimi anni a Matera ha prodotto una separazione tra i singoli cittadini e tra i cittadini e il loro habitat. Ha determinato negli individui fenomeni di solitudine e di isolamento, di carenza affettiva e relazionale e ha creato il brutto e non il bello. Situazione che ha generato progressivamente, nel cittadino, la scomparsa di quei sentimenti di legame, anche affettivo, verso il proprio ambiente di vita e il venir meno di quel senso di appartenenza ad una comunità e alla responsabilità verso i “beni comuni”. Stiamo, purtroppo, assistendo alla scomparsa di due fattori essenziali alla sostenibilità di crescita, di sviluppo e di riqualificazione della città: il legame tra cittadini (comunità) e il legame tra i cittadini e lo spazio urbano (luoghi).
Si conferma la necessità non rinviabile di elaborare e approvare strumenti di pianificazione della città e del territorio, adeguati e rispettosi dell’ambiente e del paesaggio che puntino ad interventi di riqualificazione, di rigenerazione e di mettere in campo un’azione decisa per abrogare la legge nefasta del piano casa del 2009 e la sua durata illimitata. Strumento che va in deroga ad ogni disposizione urbanistica, rendendone vana la loro approvazione e attuazione.
C’è un dato incontrovertibile che va sottolineato: i cittadini riflettono su ciò che vedono, su ciò che verificano, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e giungono all’amara constatazione, che, pur cambiando le amministrazioni, non cambia il risultato. La nostra storia amministrativa degli ultimi trent’anni ci dice questo.
La narrazione sulle recenti trasformazioni della città di Matera, a valle dell’anno vissuto da Capitale Europea della Cultura, ci interrogano e ci chiedono un progetto per la città, un progetto per una città possibile non più rinviabile. Pensare ad un progetto di sviluppo della città di Matera rappresenta, da un lato, un’operazione non facile da eseguire, dal momento che il proponimento si protrae, ormai, da troppi anni, con idee non organiche alimentando un dibattito che rimane sempre aperto; dall’altro rappresenta un’occasione stimolante perché, nonostante la crisi della città, essa resta ancora il luogo in cui gli individui avvertono l’esigenza di stare insieme, di confrontarsi e di condividere valori comunitari con i quali riconciliare le loro esistenze.
Matera vive, da moltissimi anni, una fase che abbiamo definito di "transizione stabile", tutto rimane fermo, ciò ostacola il suo sviluppo e la sua affermazione, come luogo di spazi pubblici, di relazioni, d’incontro, di crescita del senso civico, di crescita culturale e politica e come città d’arte e di produzione culturale. La nostra proposta è rappresentata dal tema della partecipazione nel definire insieme la città in cui viviamo, ovvero la necessità di sviluppare e far crescere, come patrimonio di tutti, un concetto e un modello di democrazia partecipata. Occorre far crescere e sviluppare percorsi di educazione alla partecipazione, per comprendere, affrontare e risolvere i problemi della città. Nonostante l’irrompere, sulla scena sociale, politica e culturale, di movimenti, associazioni, comitati e semplici cittadini interessati a dare il loro contributo alla pubblica crescita della città, sono ancora presenti continui ostacoli da parte di chi si ostina a non comprendere che solo un percorso partecipativo può aiutare a risolvere problemi e conflitti ed a cercare le strade di uno sviluppo condiviso.
Ma per questo bisogna sapersi dare gli strumenti, esercitarsi insieme, organizzarsi e assicurare continuità al proprio impegno civico. A partire dai primi anni 80, abbiamo assistito a una progressiva chiusura della città, alimentata da una burocrazia conservatrice, da una vetusta borghesia, non illuminata, da una imprenditoria ripiegata sui propri interessi particolari e da una classe dirigente e politica non all’altezza dei compiti e delle responsabilità. Carlo Levi li definirebbe “Luigini”.
Queste sono le analisi e gli elementi fondamentali da cui partire per pensare di costruire un progetto possibile. È necessario che ognuno di noi cambi il modo di rapportarsi con la città, prendendo coscienza che essa è il luogo dove si nasce, si cresce, si lavora, ci s’innamora, si piange, si ride e dove si possono creare, con il contributo di tutti, le opportunità di crescita e di sviluppo. Luogo dove si possono realizzare le proprie aspirazioni, i propri sogni e la felicità pubblica. Se non saremo in grado di cambiare l’approccio con la città in cui viviamo, potremo elaborare bellissimi progetti, ma questi risulteranno di difficile realizzazione.
Se non sapremo tornare ad un forte senso dell’interesse generale, all’orgoglio della cultura e della storia del nostro passato, al rispetto dei luoghi e delle regole, la nostra città non avrà futuro, in generale le città non avranno futuro. Se sentiremo, in maniera forte, la volontà di cambiare, saremo anche consapevoli che, per raggiungere degli obiettivi, saranno necessarie, a volte, anche decisioni drastiche e radicali, affinché il nostro atteggiamento verso i beni comuni divenga più responsabile e più attento. In ultima analisi, un progetto non è solo un disegno o un’idea ma è, soprattutto, un processo di educazione allo sviluppo.
Un processo, in cui decisivo risulta il rispetto, l’attenzione, la cura e il miglioramento dell’ambiente in cui viviamo e in cui dovranno viverci le generazioni future. Tutto ciò diventa più pressante oggi, dopo le nomine nel 1993 a Patrimonio dell’Unesco e quella a Capitale Europea della Cultura per il 2019. Risultati importanti, su cui, con grande umiltà e senza farsi grandi illusioni, la città deve riflettere. A proposito di "Cultura" vorremmo qui ricordare, come monito alle nostre azioni future, quanto affermava Sinisgalli : "la cultura è onestà non furbizia".