Garantire il minimo salariale (9 euro l’ora) negli appalti in cui il Comune è stazione appaltante

26 Agosto 2024
Adeguarsi a fin di bene non è mai sbagliato. È il caso che in via Moro si decida. Nessuno dovrà guadagnare meno di 9 euro l’ora negli appalti in cui il Comune è stazione appaltante. In sintesi, lo stabilisce la delibera che ha già adottato l’Amministrazione comunale di Firenze, capofila di un provvedimento che sta riscuotendo un prevedibile seguito in tutti quegli enti locali in cui s’intende andare incontro a una vasta platea di lavoratori, giovani e più anziani, donne, part-time, impegnati nelle piccole e medie imprese operanti nei servizi.

Il minimo salariale stabilisce una retribuzione che il datore di lavoro è tenuto a corrispondere ai propri collaboratori per le attività svolte. Ma a quanto ammonta realmente il netto di 9 euro lordi? A 6 euro, fermo restando che dovrebbe essere di almeno 11.50 netti perché sia davvero dignitoso.

Il salario minimo, se il Comune è stazione appaltante e stabilisce i contratti conseguenti, segna il raggiungimento di un traguardo, una conquista, la realistica applicazione di un criterio di civiltà. Tanto più che l’Italia è uno dei tre casi in Europa che non ha ancora legiferato in questa materia. Di contro, si tratta di una misura che, in un momento di difficoltà economiche, favorisce il potere d’acquisto limitando l’aumento delle disuguaglianze sociali e salariali.

Non è un passaggio proibitivo, cresce infatti il numero di Comuni che hanno già deciso di agire in questa direzione. La sua applicazione è, tra l’altro, sostenuta da un vasto schieramento politico. Anticipando i tempi, una capitale europea della cultura, invece di perdere tempo nell’ennesimo giro di valzer delle poltrone, potrebbe ben aspirare a divenire esempio a livello di lavoro e dei diritti nel Mezzogiorno.

Nel bando di gara, mutuabile da Firenze, è indicato il contratto di miglior favore allo scopo di garantire maggiori tutele e salari, a scapito dei contratti pirata, imponendo nei bandi l’applicazione solo dei contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative e verificando tutti i contratti già in atto. Un sostanziale passo avanti riguardante una questione complessa in attesa che la materia venga disciplinata in ogni ambito lavorativo da leggi nazionali.

Con misure d’avanguardia nel Sud, anche Matera può maturare la medesima consapevolezza, alla pari di quelle amministrazioni locali del Nord già in grado di fare la differenza. Azioni finalizzate a stare dalla parte dei lavoratori in questa battaglia che impegna gli enti locali, come previsto dall’art. 11 del Codice degli appalti, nell’indicare il contratto da applicare, così da garantire al personale impiegato nei lavori, nei servizi e nelle forniture oggetto di appalti pubblici e concessioni, l’applicazione del contratto collettivo più attinente all’attività svolta.

L’amministrazione comunale potrà stabilire, inoltre, di effettuare una ricognizione per verificare il rispetto dell’applicazione del contratto e delle sue condizioni, redigendo ogni sei mesi un rapporto relativo agli appalti, con l’obiettivo che tutti i contratti in atto prevedano un trattamento economico minimo inderogabile pari a 9 euro l’ora. Il tempo dell’azione politica non è mai abbastanza, ma raggiunge il suo scopo amministrativo solo dal modo di agire di chi amministra.

Pasquale Doria
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