Villa Longo

imageArrivo al centro Anziani Uniti di Matera alle 17:30, puntuale come c’eravamo detti con Francesco Mongiello, l’altro candidato della lista e promotore dell’incontro. Naturalmente ero il primo, come spesso mi capita, ed è parso chiaro a tutti che facessi parte di quelli che quel pomeriggio erano lì per l’incontro.

Mi accoglie Maria Pia una donna energica e padrona della situazione; capisco subito che si tratta dell’animatrice del centro. Ho cercato di capire con poche occhiate dove fossi, sapevo dell’esistenza del campetto ma non pensavo che anche a Matera vi fossero centri anziani attivi.

Mi guardo intorno e vedo un luogo vivo e vissuto, ci sono le foto alle pareti, tante sedie e poltroncine ma tutte incelophanate. Maria Pia che mi osserva che osservo ritiene subito di darmi una giustificazione dicendomi che quello era il primo giorno che riaprivano dopo il covid e che non avevano avuto il tempo di mettere tutto a posto. Un classico.

Poi con aria risoluta da “sdaura” emiliana mi chiede dove fosse Pasquale e di chiamarlo per accelerare i tempi prima che “comincia ad alzarsi il vento”. Il vento, per un attimo ho immaginato un bel vento con il caldo asfissiante che c’era... e poi i ragazzi vogliono giocare, ci dobbiamo muovere! Telefono subito a Pasquale, erano ancora in sede. Stanno arrivando!

Maria Pia mi dice che hanno preferito farlo all’aperto perchè c’era molta preoccupazione tra gli anziani rispetto al Covid. Erano tutti schierati nel campetto con le loro sedie di plastica bianche, una cinquantina buona. Età media, over 70; una bella partecipazione e mi guardavano.

Dopo un altro paio di telefonate arriva Costantino, il nostro fotografo e figlio di Pasquale, subito dopo, finalmente, Francesco con Pasquale. In quattro e quatto otto montiamo l’impianto voce, Pasquale già parla.

Durante l’intervento mi guardo intorno, osservo il pavimento del campetto. Doveva essere quello originale degli anni sessanta, neanche le rovine di Pompei restituiscono l’antichità dei luoghi come quel campetto. La superficie era scabra, la matrice del cemento consumata dalle migliaia di partite che si erano giocate, faceva emergere solo i clasti arrotondati, proprio come il cemento degli antichi romani.

Intorno la situazione non era migliore, Pasquale parlava della bellezza e dell’importanza di quei quartieri nati dopo lo spopolamento dei Sassi, di come potranno avere in futuro un posto di riguardo nel panorama storico e architettonico dell’Italia e probabilmente del Mondo. Mentre si proiettava in un ipotetico futuro in cui, come è successo per i Sassi su cui settant’anni fa nessuno ci avrebbe scommesso una lira, anche quei quartieri sarebbero stati oggetto di visite di appassionati e studiosi, l’occhio mi cade su un tubo d’acciaio che spunta fuori da un muro.

Era una facciata laterale di una delle case che tutte uguali compongono il disegno architettonico del quartiere, il tubo argentato e di una certa sezione, saliva fino al tetto. Qualcuno a cui piace avere il camino, ho pensato. Anche a me piace il camino, perchè a Matera a nessuno piace il camino? Forse è uno di quelli che è venuto a vivere a Matera dalla collina materana e non può fare a meno di avere un camino.

Nel frattempo Pasquale racconta di come fosse possibile valutare la qualità della vita dei quartieri attraverso l’indice di vecchiaia, non delle persone, ma della loro permanenza in quel quartiere. In un quartiere in cui si sta bene nessuno va via, in un quartiere dove c’è il verde, dove c’è spazio per giocare, dove non ci sono strade rumorose vicino, nessuno va via e in quel quartiere l’indice di vecchiaia era piuttosto alto. In effetti nel quartiere c’era silenzio; la strada, la Naziunel come la chiamano i vecchi materani, era lontana. Si doveva star tranquilli in quel quartiere, che peccato però vedere quelli spazi verdi abbandonati, quelle aiuole oramai desertificate e piene d’immondizia, la rete lacera del campetto. Evidentemente non era una condizione sufficiente a far allontanare le persone, forse la dimensione comunitaria testimoniata da quell’incontro è più importante delle facciate e delle aiuole.

Nel campetto al posto delle porte c’erano due tavole appoggiate alla rete di recinsione, come quando ero bambino io, ma sono passati quarant’anni, possibile che la situazione sia ancora questa? Evidentemente in alcune parti della città tante cose non sono cambiate in tutto questo tempo, è proprio vero che alcuni quartieri sono stati dimenticati dalla politica.

Nel frattempo la discussione improvvisamente si anima sul tema dell’ospedale e una vena di rassegnazione e tristezza comincia a serpeggiare in quel campetto. La sorella di un emigrato materano molto attivo sui social, recentemente scomparso in Lombardia a causa del Covid, ci racconta del fratello. Pasquale lo conosceva, anch’io lo conoscevo via Facebook, Espedito, aveva vissuto nei Sassi e raccontava da lontano la sua infanzia spesso senza peli sulla lingua ma con infinito amore.

Ci raccontano di esami a pagamento, di liste di attesa interminabile e della loro determinazione a non andare più a votare. Pasquale è incredulo, improvvisamente mi rendo conto che tra tutti quei nonnetti serpeggia una rassegnazione sconfortante, Pasquale prova a farli reagire, ma forse l’età o forse perchè ne hanno viste veramente tante di elezioni, la loro “sconfidenza” sembra inscalfibile.

A quel punto rientra in azione Maria Pia, insieme ad altre due signore imbandiscono sul tavolino un piccolo buffet di altri tempi; sulla tovaglia di stoffa verde con i fiorellini ricamati che ci avevano fatto trovare sul tavolo, compaiono gli amaretti, i ciccio polenta e quei biscotti un po’ dolci e un po’ salati che non vedevo dai compleanni di quando ero bambino. L’unica nota di modernità era rappresentata dalla Coca Cola al limone.

Mentre sorseggio una bibita tiepida, non meglio identificata, mi si avvicina una signora, era la mamma di Raffaele, un mio amico. Uè, come stai, come non stai, non la vedevo da tanto tempo. Le chiedo beh, allora che ne pensi di Pasquale? Lei mi guarda con un sorriso sornione e mi fa: com parl bell... Ti è piaciuto, dico io tutto contento. E lei di nuovo: com parl bell...

Messaggio recepito. Sarà difficile scalfire la disaffezione dei materani e farli tornare a votare, in effetti c’è da capirli, ne hanno visti troppi di quelli “ca parlan bell”. Confido comunque nella loro capacità di valutare anche la sincerità oltre che il bel parlare, Pasquale non è nuovo da queste parti, i quartieri li ha studiati è venuto e ha parlando con gli abitanti. Francesco qui ha fatto tappa con Amabili Confini in tempi non sospetti. Insomma i quartieri li conoscono, ci sono già stati altre volte e non solo per cercare voti.

Gli abitanti di Villa Longo lo sanno e certamente ci rifletteranno. C’è un lungo lavoro di cura da fare in questa città.

Da Villa Longo è tutto, per Matera Civica il candidato consigliere Giambattista (detto Vanni) Saponaro.
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