2 Ottobre 2021
E’ ormai da anni che si parla di pubblica amministrazione e di modelli organizzativi da adeguare ai nuovi strumenti tecnologici e digitali. Questione emersa con maggiore forza in una fase di pandemia e di emergenza legata alla necessità di distanziamenti e altre misure obbligatorie.
Si è quindi scelto di agire in remoto pur di non bloccare ogni attività. Anche quelle che competono l’obbligatorietà delle sedute pubbliche della massima assemblea cittadina. Ma se vengono meno le condizioni di contesto ambientale adatte, qualunque innovazione tecnologica non esplicherà le proprie potenzialità, per benefiche e rivoluzionarie che siano.
E così, l’ultima seduta del Consiglio comunale è stata rinviata perché gli strumenti per assicurare la diretta non hanno funzionato, privando di un diritto fondamentale la comunità e offuscando il senso dell’espressione pubblica amministrazione, tra non pochi dubbi e perplessità nei presenti. Siccome gli argomenti della discussione all’ordine del giorno non potevano certamente riguardare solamente i consiglieri comunali, obtorto collo, la seduta è stata rinviata al primo giorno utile per radunare nuovamente l’assemblea.
Le condizioni di contesto ambientale sono apparse tanto più inadatte per la ragione che era in discussione un tema delicato, in qualche modo assimilabile al triste filone noto come “rimborsopoli”. Si tratta di una trasferta che ha visto protagonista il sindaco e di una richiesta di rimborso apparsa eccessiva. Al punto da indurlo, dopo le prime eccezioni sollevate e documentate, a restituire la somma di 900 euro su un totale di oltre 1470 richiesti al suo ritorno a Matera.
Non per amore banale di citazioni, ma vorremmo ricordare al sindaco e a noi stessi un passaggio dell’artico 4 della Costituzione: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività e una funzione che concorre al progresso materiale e spirituale della società”.
Colpisce il richiamo al progresso spirituale per il suo portato etico. Ma se l’etica non viene incontro all’individuo non l’aiuterà di certo a ritrovare se stesso, riducendo ai minimi termini ogni possibilità di vivere in relazione con gli altri. Sarà il caso, per il primo cittadino, di riflettere su questo articolo della Costituzione che coniuga perfettamente le nostre radici comuni, laiche e cristiane. Al sindaco, e forse non solo a lui, potrà sembrare ingenuo, ma suggeriamo la via “evangelica”, quella secondo cui l’etica del cuore supera l’etica dei principi. Tanto più che, per chi amministra la cosa pubblica, le due visioni, laica e cristiana, non possono non coincidere, proprio per le ragioni di non rimanere prigionieri in sterili individualismi e rispondere alle più autentiche domande del cuore, che interrogano ogni cittadino su questa vicenda francamente imbarazzante.
Laicamente e cristianamente, considerata la palese l’indifendibilità della sua posizione, il sindaco si assuma la piena responsabilità dal punto di vista di eventuali risvolti amministrativi e giudiziari e umilmente chieda scusa alla comunità dei materani e all’istituzione che rappresenta. Era questa la richiesta che avremmo voluto esplicitare in aula se non fosse andato in panne il sistema di partecipazione condivisa dei lavori del Consiglio.
L’auspicio, probabilmente condiviso, è che il primo cittadino si esprima in questi termini inequivocabili e che la trasmissione in diretta dei lavori questa volta funzioni.