Matera non dimentichi l’eredità di De Gasperi

Quella che segue non è la cronaca di un anniversario, per la precisione, il settantesimo. Al contrario, è la constatazione di una probabile dimenticanza alla quale si può ancora ovviare, per la ragione che una realtà come Matera non può affidarsi all’incerto destino della rimozione e dell’oblio della memoria. Del resto, in diverse realtà italiane sono in corso iniziative finalizzate a celebrare la scomparsa di Alcide De Gasperi, avvenuta nel 1954, per l’appunto sette decenni fa.

Perché ricordarlo? Per motivazioni generali e, nel caso specifico di Matera e provincia, particolari. Di più, per la ragione che si può essere di qualsiasi idea politica, ma è difficile negare un esempio, un modello. La politica come servizio ha contraddistinto l’azione dello statista chiamato a governare un Paese ridotto dalla guerra a un cumulo di macerie fumanti. Non mancano materiali storiografici utili a riscoprire gli aspetti della politica e del suo pensiero e constatare quanto lo spirito in cui è nata la nostra Carta costituzionale sia ancora oggi un punto unificante di riferimento valoriale.

Sarà il caso di non trascurare, inoltre, che nel 1927 De Gasperi fu condannato a quattro anni per attività antifascista e rimase in carcere per sedici mesi. Poi, per sfuggire alla dittatura, chiese e ottenne un modesto posto di bibliotecario in Vaticano.

Ma per rimanere nei nostri confini sarà appena il caso di evocare scelte difficili e innovative come l’avvio con il sesto governo della Riforma agraria, corrispondente alla fine del latifondo in Basilicata e in vaste zone dei territori meridionali. A Matera, poi, fu massiccio l’investimento per l’intervento pubblico straordinario, che interessò in modo decisivo lo sviluppo urbano, un tetto per sedicimila persone.

Pare che il Comune sia stato sollecitato ad occuparsi dell’anniversario dalla Fondazione De Gasperi. Al momento non si hanno notizie precise in merito. Per quanto, è davvero difficile pensare che possa essere tralasciata la vicenda della città nuova dei borghi e dei quartieri, che da noi hanno caratterizzato De Gasperi come uomo di governo che voleva le riforme. Basti pensare al borgo La Martella, si può dire che si è sicuramente trovato in buona compagnia nel dialogo a distanza con un altro faro del dopoguerra, Adriano Olivetti.

In ogni caso, alle cerimonie di circostanza, è preferibile una sbadata rimozione per impraticabilità di campo. Intanto, lo scorso 14 maggio, a Trento si è svolto un convegno dal titolo significativo che ci chiamava in causa: “Incontrare De Gasperi – La memoria e lo spazio pubblico – Da Trento a Matera”

Pasquale Doria
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