17 Gennaio 2025
Un luogo di produzione delle Arti visive del Mediterraneo (Arvime) centrate su cinema, audiovideo, fotografia e nuovi media. E’ il succo di una proposta avanzata da Gillo Pontecorvo nel 1996. Sembrano trascorse ere geologiche da allora, ma l’idea del regista acquista nuovo smalto alla luce del capitolo aperto dal titolo di Matera Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo per l’anno 2026.
Un tema impegnativo che va svolto seriamente, magari facendo tesoro delle intuizioni di maestri che hanno consegnato alla storia opere come “La battaglia di Algeri”, lavoro del 1966 dal riconosciuto valore di opera di testimonianza e di rivisitazione dei fatti storici del Novecento. Il film interamente ambientato nella città di Algeri, vincitore del Leone d’oro alla 27ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, consegna una riflessione non certo casuale sulle sorti di un grande bacino di cultura e civiltà come quello mediterraneo.
Pontecorvo era accompagnato a Matera dal critico cinematografico Vieri Razzini il giorno in cui durante una conferenza stampa in via Moro illustrò le linee generali di un progetto che, come tanti altri, è rimasto sulla carta, ma che si caratterizza per spingersi ben oltre l’ordinarietà e le solite iniziative di corto respiro. Tanto più che, sempre per rimanere in tema di grande schermo, qualche tempo dopo prese quota la proposta di proiettare in prima visione a Matera, in piena stagione estiva, i film della mostra del cinema di Venezia, subito dopo la loro proclamazione di vincitori del prestigioso festival.
Anche questo divenne momento di esercitazione discorsiva senza seguito concreto. Non di meno, l’unione dei due guizzi progettuali potrebbe tornare utile per riprendere un’idea complessiva che conserva freschezza e non remote traduzioni operative in vista dell’appuntamento con il 2026, ovvero unire ai luoghi della produzione quelli del turismo che predilige la settima arte e tutti gli sviluppi legati all’evoluzione del mondo degli audiovisivi, compresi gli ultimi sviluppi tecnologici.
Il ricordo dell’incontro di Matera con Pontecorvo, che pensava non a caso alla città come luogo emblematico di riscatto da secolari subalternità, ha il sapore di una delle sue tecniche preferite, il flashback. Termine anglofono, indica una modalità narrativa, quella che interrompe il racconto cronologico per rafforzare argomenti legati all’attualità. Un richiamo di avvenimenti che tuttavia potrebbe non avere solo il sapore del ricordo, ma la traduzione attuale di una proposta da parte del regista che 1969 guidò magistralmente Marlon Brando, nel film “Quiemada”.
Nuova critica di Pontecorvo contro le degenerazioni delle subalternità e del colonialismo che poteva contare sulle musiche di un altro grande maestro, Ennio Morricone, e sulla prestigiosa sceneggiatura di Franco Solinas. Il richiamo era esplicito, faceva riferimento a una realtà drammatica che, tra gli altri, faceva recitare al protagonista, il ribelle José Dolores, interpretato dall’attore Evaristo Marquez, una frase chiave del racconto. In poche battute, considerato l’anno emblematico della proiezione, riuscì a sintetizzare davvero lo spirito del tempo: "Se esiste chi ti dà la libertà, quella non è libertà.
Perché sia libertà, nessuno te la può dare: devi prenderla tu, tu solo!". Difficile che un simile monito possa perdere la sua travolgente carica politica ed emotiva, ma era solamente un film.
Pasquale Doria