Fondi virtuali e archivi scomparsi

image2 Febbraio 2022

Ma i fondi per la Biblioteca Tommaso Stigliani sono veri oppure solo virtuali?
E intanto non c’è più traccia dell’archivio della Camera di Commercio di Matera. Che fine ha fatto?


Carta canta, si diceva un tempo. Se non c’è la delibera che assegna i fondi alla Biblioteca provinciale di Matera il tutto continuerà a muoversi solamente sul terreno degli annunci, sabbie mobili. Poiché la Regione non ha approvato entro la fine dello scorso dicembre il bilancio di previsione del 2022, si naviga a vista, tra i marosi del bilancio provvisorio. Difficile comprendere dove saranno reperite risorse per un 1 milioni e 400 mila euro circa da assegnare alla gestione del patrimonio in capo all’Ente Provincia di Matera.

Che dire? Non è questo il caso, ma viene in mente una pratica che gli antichi romani conoscevano bene. Un modo certo per fiaccare il temperamento di una comunità consisteva nel cancellarne la memoria, con ogni mezzo e ogni forma. Si praticava la “damnatio memoriae”. Uccidere il ricordo. Occultare un patrimonio comune significa svilire punti di riferimento certi e più di tutto la volontà di chi, da quella memoria, vicende umane condivise, dovrebbe trarre profitto e insegnamento per preparare meglio il futuro.

E l’archivio della Camera di Commercio di Matera?

Ma, ecco una scoperta amara. Come definirla altrimenti? Basta fare una ricerca indietro nel tempo nella sede della Camera di Commercio. Magari informarsi sulle aziende operative oltre quattro decenni fa; per esempio, chiedere notizie sul Mulino Gagliardi. Non troverete nulla, perché l’archivio inizia a dare risposte a partire dal 1980, da quando l’ente camerale si è informatizzato e a valle del sisma dell’Ottanta, proprio quando il Mulino Gagliardi cessò la sua attività.

L’archivio cartaceo che fine ha fatto? La Camera di Commercio di Matera è un’altra realtà barattata sull’altare di chissà quali inconfessabili accordi tra pochi intimi. Quello che rimane in città dipende direttamente dalla sede centrale, qualche anno fa trasferita a Potenza. Sorte riservata probabilmente anche all’archivio cartaceo di cui non si hanno più notizie certe. Così che, una ricerca su determinate dinamiche economiche, a partire dal 1927 - da quando l’ente camerale fu istituito a Matera - non è più possibile.

Ho ascoltato in silenzio il racconto di un dirigente che ha lavorato per oltre quattro decenni nella sede incuneata tra le vie Cappelluti e Don Minzoni. Non era difficile cogliere l’enorme tristezza nelle sue parole, un velo carico di mestizia. Un avvilimento condivisibile che si estende al caso dell’archivio fotografico del Consorzio di Bonifica Bradano Metaponto, se si pensa a quanti “prelievi” ha subito questo archivio depositario di una tra le più importanti campagne di sottrazione di terreni alla palude e alla malaria.

Contesti precisi in cui il mancato riconoscimento di ogni bene documentale, del suo valore storico quale momento di altrettante articolazioni di un più vasto, ma unitario sapere, diviene negazione e prezzo altissimo a detrimento della mancata salvaguardia di un patrimonio che ha cessato troppo presto di esistere.
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