Archivio di Stato a un passo dalla chiusura: appello alla città, salviamolo

È nota la crisi che si trascina da anni alla Biblioteca provinciale “Tommaso Stigliani”, ma anche l’Archivio di Stato di Matera ora rischia seriamente di chiudere. Manca il personale. Di conseguenza, la sala di consultazione è praticamente chiusa al pubblico e la previsione del suo triste trasferimento in via Montescaglioso è avvolto in una confusa nebulosa progettuale, ben lontana da una soluzione funzionale e condivisa. Altra autentica emergenza che, però, viene quasi del tutto taciuta.

Che è successo?
Con l’approvazione del nuovo regolamento urbanistico la sede dell’Archivio di Stato di Matera, già Cinema Quinto, dovrà essere abbandonata e cedere il passo a un riuso residenziale. Scelta sciagurata. Di conseguenza, occorre un nuovo contenitore. C’è bisogno di spazi adeguati e debitamente attrezzati. È stata individuata la sede in cui un tempo era attivo il Provveditorato agli studi, immobile (ex Convitto) , collaudato agli inizi degli anni Ottanta e abbandonato da oltre un decennio.

Per la ristrutturazione sono disponibili 1 milione e 800 mila euro assegnati dalla legge 205 del 2017, legata alle attività di Matera capitale. Infatti, l’allocazione nell’immobile di via Montescaglioso, è subordinata alla realizzazione di uno ostello della gioventù. Ma solo i locali seminterrati e parte del primo piano sono destinati all’Archivio, a un tiro di schioppo dal centro di conferimento rifiuti. Uno spazio insufficiente, per cui è prevista la realizzazione di un corpo aggiunto della superficie di 800 metri quadrati.

Nel frattempo, le preziose carte che contiene il più importante scrigno della memoria cittadina non possono essere sfrattate. Sarebbe utile sapere che stiamo parlando di circa 18 chilometri lineari di scaffali. Appare poco praticabile e comunque lesiva per tutta la comunità anche la remota ipotesi di parcheggiarle temporaneamente da qualche parte, magari un anonimo capannone, in attesa di chissà quali tempi migliori. Il temporaneo, per l’indeterminatezza che da noi assume questa definizione, significherebbe bloccare le attività di servizio pubblico e di ricerca forse per anni.

Certo, se qualcuno pensa che la vicenda riguardi solamente un manipolo di studiosi, la cosa potrebbe tranquillamente chiudersi con un’alzata di spalle, per non dire altro. Ma l’Archivio è frequentato da tante altre figure professionali, magari per cercare quei documenti amministrativi utili a definire date, provvedimenti prefettizi, procedure di compravendita e molto altro ancora. Chi non conosce la sede di via Tommaso Stigliani questi aspetti non li sospetta o non li considera neppure lontanamente. Salvo a imbattersi in qualche atto notarile, magari per questioni di confini, solo allora è possibile accorgersi quanto sono importanti certi documenti.

Ecco perché la sua paralisi andrebbe in ogni caso scongiurata. Va detto che è in funzione dal 18 marzo 1955, conserva un patrimonio di circa centomila “pezzi archivistici”, tra buste, volumi, registri, pergamene, mappe e documenti singoli, numerosi archivi privati e, tra quelli pubblici, Prefettura e Genio civile. Ragione per cui è frequentato da numerosi, tecnici, studiosi e studenti che chiedono di assicurare anche per il futuro, la piena fruibilità del suo prezioso patrimonio documentario.

Come si può facilmente intuire, l’Archivio rischia di rimanere chiuso per un imprecisabile numero di mesi, forse anni. Un lusso che Matera non dovrebbe permettersi. Bisogna guardare già da ora all’esistenza di altri contenitori disponibili, anche in termini di semplici provocazioni.

Si è mai calcolato quanto è grande, oltre che centrale, l’insieme di volumi e superfici che si sono liberate nel palazzo della Provincia? E in via Lazazzera, già sede della facoltà di architettura, il silenzio tombale quanti altri anni ancora dovrà durare? E che dire dell’ex Centro di formazione regionale ripetutamenre vandalizzato e ristrutturato a suon di denari già due volte, eppure desolatamente muto e abbandonato a un non improbabile nuovo destino di degrado?

Non è forse una delle possibili destinazioni d’uso più rapidamente a portata di mano? Superando la provocazione, Matera Civica, sosterrà questa opzione, emersa nel corso del dibattito maturato nell’ambito della Marcia della cultura" promossa da Cigl Cisl e Uil.

La comunità dei materani non può assistere rassegnata a un desolante destino di progressivo impoverimento.

Opporsi a questa traiettoria di immeritato declino è necessario ed è giusto farlo, insieme ed ora.
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