25 Ottobre 2021
Crisi politica al Comune di Matera. Era stata annunciata la sua conclusione a fine settimana. Niente. L’incertezza regna sovrana. Così, per cercare di orientarsi, è il caso di fare un passo indietro, esattamente alle amministrative di un anno fa. Nel primo turno erano già attivi i germi del malessere che attanaglia l’attuale governo cittadino.
Come è noto, si regge su cinque liste alleate. Insieme, raccolsero il 20 per cento dei consensi espressi dagli elettori che allora si recarono alle urne. Maggioranza ottenuta in Consiglio comunale grazie alle premialità scattate successivamente, al secondo turno, ma non certo mai maturata nei consensi del corpo elettorale. I primi seri attriti nascono in questa fase.
La coda avvelenata che si agita già da mesi ha quindi origine nelle trattative sbilanciate del primo turno. Adesso, i nodi sono arrivati al pettine. Nel frattempo, la nave è rimasta desolatamente ferma in porto, non ha spiegato le vele e ha consumato ciò che si trovava in cambusa, ovvero quanto abbandonato dalle precedenti amministrazioni, non di rado bocconi rancidi o avvelenati. Un "continuismo" che ha suscitato non poche perplessità, considerati i veementi proclami elettorali del Movimento 5 Stelle.
Tra questi, l’esito del referendum che ha scomodato i cittadini sulla sorte dell’ex centrale del latte a Serra Venerdi, zona storicizzata non meno del borgo La Martella o del quartiere Lanera. Stravinse l’ipotesi di destinare l’immobile e le immediate aree adiacenti alla caserma della Polizia municipale, decisione del tutto cancellata una volta alla guida del palazzo di via Moro. È uno tra i tanti ripensamenti e strappi a un cambiamento a parole, ma tradito nei fatti.
Insomma, va in scena il triste tentativo di aggrapparsi all’ancora della disperazione. Ma è fin troppo noto che quando un cammino s’inceppa è facile affogare finanche in un innocuo bicchiere d’acqua. La nostra comunità, a dire il vero, sta vivendo un drammatico incidente della sua storia politica. Dialetticamente parlando, tra divergenze di vedute e dimissioni, non mancano "morti" e "feriti" . L’auspicio è che alla città non venga riservata una immeritata, lenta agonia.
Galleggiare, pur di rimanere abbarbicati alla poltrona, in vista di prossime elezioni all’orizzonte e chissà quali altre fumose strategie, è del tutto inutile, miserrimo. La torta è ormai finita a terra. Si avverte la netta sensazione che ogni tentativo di possibili ricomposizioni possa lasciare ovunque solo le tracce di desolanti divisioni.
Allora, senza perdere altro tempo prezioso, molto meglio dare la parola al commissario prefettizio. Niente paura, non sarebbe la prima volta che accade.