Una discarica a cielo aperto. Chi li ricorda più i dissuasori fissi acquistati qualche anno fa e piazzati dall’Amministrazione comunale in corrispondenza dei principali ingressi al centro storico? Successivamente, la loro sostituzione è avvenuta in favore di quelli a scomparsa ma, quelli vecchi, quali tristi carcasse ferrose, sono stati abbandonati in mezzo a una strada, per la precisione, a ridosso di muro in fondo a un vicolo. Un privato qualunque non l’avrebbe passata liscia.
Ma nel caso in cui la proprietà è del Comune, allora sì, la musica cambia e si può anche tranquillamente sfidare l’incedere del tempo senza problemi. L’ente locale, quando ha adottato questa misura legata alla disciplina della mobilità urbana, già da tempo, s’interrogava sull’opportunità di regolamentare l’ingresso dei veicoli nel centro storico mediante un sistema strutturato di dissuasori.
La scelta privilegiò quelli fissi che, però, successivamente furono sostituiti con quelli mobili, le colonnine a scomparsa.
Che fine hanno fatto quelli vecchi? Sono stati parcheggiati temporaneamente, si fa per dire, dalle parti di via Sallustio, ai piedi di una struttura che gestisce l’ente locale e dove le funzioni svolte sono le più varie, non ultime le attività legate alle sedute del Consiglio comunale.
I vecchi dissuasori, data la loro mole, rientrano sicuramente nella categoria dei rifiuti ingombranti e speciali. Andavano rimossi già da tempo per molteplici ragioni, da quelle legate alla sicurezza - speriamo che nessuno si faccia male - a quelle del decoro urbano, che anche le periferie, come quella denominata “Circo”, meritano al pari di tutte le altre parti della città.
Dopo la doverosa denuncia, mossa da ragioni di rispetto nei confronti dei residenti della zona - ai quali, con tutta evidenza, il tema dei dissuasori abbandonati è ben noto - non è impossibile praticare una via d’uscita vantaggiosa per tutti, ente pubblico e residenti.
Nel contesto cittadino, infatti, non mancano le realtà che si occupano della raccolta del ferro, una materia prima che ha il suo valore e che viene raccolta per un opportuno riciclo. Sarebbe il caso d’interessare una di queste imprese specializzate - ecco la proposta - e chiedere di liberare tutta l’area a costo zero in cambio della materia prima che adesso non serve a nessuno, se non a mortificare una zona di nuova espansione urbana meritevole sicuramente di maggiori attenzioni.
Pasquale Doria
Matera Civica