Piattaforma per il trattamento dei rifiuti a La Martella, Matera Civica contraria a salti nel buio

Così come è stata formulata, la proposta di realizzare una piattaforma per il trattamento dei rifiuti a La Martella appare generica, praticamente siamo a una dichiarazione d’intenti. Non condividiamo l’iniziativa e, in ogni caso, non si può concedere un via libera in queste condizioni, aprire un iter preliminare che ambisce larvatamente a divenire precedente di una decisione politica irreversibile una volta avviata. Chiedere la disponibilità di un minimo di atti più puntuali, eppure leggibili, comprensibili e condivisi con tutte le parti interessate, è invece d’obbligo. Non è meno lecito, del resto, proporre alcuni quesiti esplicativi prima di esprimere un giudizio sull’iniziativa che la maggioranza intende portare in aula con il solo obiettivo di drenare risorse pubbliche entro il 14 febbraio, come se non esistessero altre finestre utili nel PNRR, o ministeriali e finanche regionali.

Un simile impianto, per quanto riguarda le quantità in generale, dalla provenienza e natura dei rifiuti, dalla qualità del digestato ai loro codici, dovrà essere calato in un clima dialogico e più partecipato possibile; per esempio, bisognerà conoscere preventivamente quanto dovrebbe essere conferito nell’impianto ipotizzato a La Martella, la misura dei rifiuti provenienti dal territorio cittadino e quella conferita dai vicini comuni associati facenti parte del sub ambito 1 del Materano. Bisognerebbe capire, tramite il business plan, di quanti rifiuti c’è bisogno per consentire il funzionamento a regime dell’impianto. Così come non meno netto dovrà risultare nella sua piena divulgazione il discorso sulle autorizzazioni.
Non è un mistero. Si vuole intervenire in un’area resa fragile ormai da anni, per cui diventano dirimenti le questioni legate alla valutazione d’impatto ambientale e dell’autorizzazione integrata ambientale. Insomma, è irrinunciabile acquisire ogni dato utile, compreso il quadro economico e chi lo gestirà, così da comprendere il percorso che ha determinato nuovamente la scelta del sito in contrada La Martella.
Benché nettamente contrari a questa ubicazione, specialmente di alto profilo dovrà risultare ogni valutazione nei termini di una concreta tutela dell’ambiente. Si tratta di una realtà complessa perché depositaria di una trama territoriale fittamente antropizzata: parliamo dei residenti del borgo, comprensibilmente preoccupati e stressati per uno stato di agitazione che va avanti ormai dal lontano 1994. A loro si sentono particolarmente vicini i residenti prossimi a Matera Nord, i lavoratori impegnati nel settore primario, le 50 aziende bio e all’interno delle molteplici attività produttive concentrate nei dintorni, non ultime quelle nella zona industriale. Tutte presenze che gravitano in un’area a ridosso della Gravina di Picciano, ovvero del Parco regionale della Murgia. Aspetto naturalistico che si sposa con quello urbanistico del vicino borgo olivettiano, una vicenda di respiro internazionale nell’ambito delle discipline della progettazione del dopoguerra.

Il tema del contesto e delle distanze, definite da precise norme, non è quindi materia da declassare tra quelle ininfluenti al fine di una serena decisione politica. Insomma, anche da questo punto di vista bisognerebbe acquisire sufficiente documentazione per una valutazione non liquidatoria e frettolosa del progetto.

Per la cronaca, tra il 2019 e il 2020, già due società private avevano chiesto un suolo per attività non molto differenti da quella che si propone in questo inizio d’anno. Allora, tra le preoccupazioni allarmate dei cittadini e la volontà politica, l’insediamento venne archiviato. La storia sembra ripetersi in termini non dissimili. Ma sulla scorta delle precedenti considerazioni espresse sopra, sarebbe utile sapere se l’impianto proposto oggi è in grado di mantenersi economicamente da solo, con i rifiuti della città di Matera e dei vicini comuni del sub ambito 1, oppure se si dovrà fare ricorso a rifiuti provenienti da fuori, dalla vicina Puglia?

In questo ultimo caso, qualunque sia il rapporto costi/benefici, è ovviamente meglio lasciare perdere. Non farne niente a La Martella. In ogni caso, andrebbe chiarito come questa proposta si coniuga con il piano della raccolta dei rifiuti della Regione. Se non esistono già condizioni vantaggiose o non ancora attentamente soppesate nella loro giusta considerazione. Se infine non è il caso, oltremodo serio, di ragionare su una collocazione dell’impianto altrove, adeguata alle esigenze di tutti gli attori del sub ambito 1, un’ubicazione a servizio di un più efficiente sistema di smaltimento dei rifiuti. La conferenza dei comuni può agire con rapidità ed efficacia in questo senso.

Si chiede, in definitiva, di fare luce, nel senso della buona comunicazione, di una maggiore diffusione di informazioni, per capire qualcosa in più sulla natura, sulla collocazione dell’impianto, sulle ricadute del via vai dei mezzi di trasporto, sul quadro economico ed occupazionale, sulla dimensione e l’impatto ambientale, a partire dalla qualità dell’aria, specialmente la sua reale attuale validità di durata tecnologica rispetto a pratiche ormai mature e più evolute, capaci di trasformare i rifiuti e produrre energia a costi ambientali ed economici sostenibili e ormai più vantaggiosi.

Sulla questione non manca una vasta letteratura che rifugge dai grandi impianti e corre decisa verso la liberazione energetica a livello di autosufficienza diffusa.
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