Ho dovuto invitare i consiglieri Francesco Lisurici e Michele Paterino a chiedere scusa per le parole espresse in passato nei confronti dell’altra metà del cielo. Lo hanno serenamente fatto per varie ragioni, una di queste riguarda il rispetto prioritario dovuto all’istituzione che rappresenta la massima assemblea cittadina, non espressione di una parte, ma della delega popolare tutta intera. Lo hanno fatto, esprimendo anche meglio quello che avevano da dire, recuperando la serenità personale, e restituendo dignità ai lavori consiliari e alla comunità.
Nel corso dell’ultima seduta, durante l’intervento del consigliere Nicola Stifano, l’interlocuzione veloce, fugace e a volte fatta solo di sguardi di disapprovazione da parte di alcune consigliere comunali, soprattutto di maggioranza, mi avrebbero dovuto indurre a prendere nuovamente la parola, come ho fatto per i casi precedenti. Ma mi sono volutamente fermato, per la ragione che se le numerose donne del Consiglio comunale non hanno avvertito questa esigenza, allora, vuol dire che condividevano quanto espresso da Stifano, quindi, hanno taciuto.
Oppure, forse è questa l’autentica interpretazione, persistono ragioni ostative che non conosco e, in ogni caso, poco mi interessano. La verità è che l’ordine del giorno, non a caso approvato all’unanimità, parlava senza equivocare. L’iniziativa ha evidenziato “un chiaro segnale della disparità di genere: meno del 4% delle strade in Italia è intitolato a donne, percentuale che scende al Sud e che precipita ancora se non si considerano Santi e Sante”.
Questo era il cuore del tema di cui si dibatteva. Per quanto abbia potuto cogliere alcune espressioni di autentico disagio espresse da parte del consigliere Stifano, che ha coraggiosamente portato in aula alcune sue esperienze personali, credo che abbia perso di vista il tema principale dell’argomento all’ordine del giorno, avventurandosi su un crinale inclinato lungo il quale non lo ha seguito nessuno. E’ praticamente uscito fuori traccia e l’esito finale della votazione, unanime, ha davvero sancito il principio che s’intendeva affermare, pur essendo stato proposto da una parte politica dalla quale quasi tutto mi separa, fuorché il buon senso e un’azione che può essere sempre condivisa fino a quando l’obiettivo principe rimarrà il bene comune.
In futuro, potranno svilupparsi anche confronti accessi, discussioni appassionate, è normale. Ma spero vivamente nel rispetto che i consiglieri comunali debbano esigere nei confronti del loro ruolo, come evidenziato dalle norme dei regolamenti interni. Auguro non venga meno in aula e in tutte le forme di comunicazione consone al mandato che è stato loro assegnato.
E’ giunto il momento, infine, che il presidente dell’assemblea, nella prossima occasione utile, spenda poche ma chiare parole per recuperare e far emergere senza tentennamenti di sorta la dignità dell’istituzione che i consiglieri rappresentano e la cui sintesi e i cui migliori auspici si esprimo intorno al gonfalone della città, emblema simbolico dell’intera comunità.
Consigliere Pasquale Doria - Matera Civica